Federico Tavan nasce il 5 novembre del 1949 ad Andreis, borgo della Valcellina pordenonese, figlio primogenito di Osvaldo Tavan e di Cosetta Rosa. Di carattere timido e insofferente alle regole, Federico trova nel nonno Antonio la figura del padre benevolo, che il padre non sembra rappresentare. Cresce irrequieto, ribellandosi a ogni genere di convenzione e costrizione, reagendo sin da bambino ai rigori familiari, a quelli educativi scolastici e a ogni pregiudizio lo riguardi.
La sua crescita è costellata anche da sofferenza fisica e psichica, che si presenta ed esplode fragorosa quando la vita gli impone delle scelte. Tavan a diciotto anni ottiene la licenza media e termina il suo percorso di studi, ma non si esaurisce in lui la passione onnivora per la lettura, favorita da una prodigiosa memoria. Racconta lui stesso che le prime poesie nascono nell’adolescenza, ma inizia a trovare per sé un posto nel mondo pubblicando i primi versi e prose solo negli anni Ottanta.
Perennemente alla ricerca di approvazione e di appartenenza a una comunità, partecipa attivamente alla vita di svariate associazioni e gruppi culturali, sparsi fra Andreis, Montereale Valcellina, Udine, Maniago e Pordenone.
Scrive da quando aveva dodici anni in lingua italiana e in dialetto andreano. Verso il 2004 il panorama culturale nazionale si accorge che la poetica di Tavan, non è quella semplice e candida del poeta provinciale autodidatta e oltremodo sintomatica di un disagio psicologico: in realtà è grande, universale, intimistica e cruda, perché risveglia l’uomo dal torpore e gli mostra la vita.
Tavan, soggetto degli articoli sulla stampa nazionale, della critica poetica e anche personaggio televisivo, supera la provincia con tutte le carte in regola per diventare un Poeta nazionale, al pari di Pier Paolo Pasolini, Alda Merini, Tonino Guerra e Pierluigi Cappello; ma l’ambiente d’origine e il suo delicato equilibrio psichico, che lo fa oscillare fra pericolose posizioni maniaco-depressive, non gli consentono di emanciparsi da sé stesso e dalle sue radici.
A un certo punto della vita si rende consapevole di non essere riuscito a mostrare chi realmente fosse e inizia così il lento declino del grande spirito del poeta, che termina con la morte, all’età di 64 anni, il 7 novembre del 2013.
Negli ultimi anni della sua esistenza gli era stata accordato dal Presidente Napolitano un vitalizio grazie alla Legge Bacchelli, destinata a persone considerate illustri e meritevoli per le personali attività in ambito Culturale. Nel documento redatto dalla commissione Bacchelli viene riportato che Federico Tavan “è un vanto e un lustro per il Paese”.
Ora tutta la sua opera in versi e prosa è tutelata in esclusiva da Morganti Editori, che ne ha acquisito i diritti dagli Eredi legittimi del Poeta. Per Morganti editori sono uscite le due prime antologie, inserite nella collana i Tavanot, La nâf spaziâl (2023) e Le vie buie (2023).
Stefania Conte gli ha dedicato un romanzo, Io sono Federico Tavan (2023).