Un romanzo straordinario di uno scrittore triestino. Ràmio è un miniatore di chicchi di caffè. Vive all’interno di un barattolo, da cui non è mai uscito e nel quale non è mai apparentemente entrato. La sua vita scorre per trent’anni quieta, impegnandolo solo nel lavoro d’intagliatore di chicchi, dato che ogni suo bisogno e desiderio sono esauditi da un non chiaro Comitato dei Miniatori di Caffè. Raggiunta l’età della consapevolezza, che richiede a volte risposte sensate a domande insensate, viene catapultato fuori dal proprio mondo e raggiunge la città di Venezia. Nella città lagunare scorge una donna, Rita, e in modo bislacco e originale la trasforma nell’oggetto del suo amore. Ma questo non è che l’inizio. Ràmio viene sbalzato a più riprese fuori dal suo confortevole barattolo e dentro il mondo, con modalità che gli sono incomprensibili. In questo suo funambolico percorso esistenziale, fa la conoscenza di molti personaggi; uno di questi è il saggio Diya, un artigiano arabo di fede musulmana che costruisce rosari e che lo accompagna nei suoi viaggi, condividendone gioie e dolori. I due viaggiano sino a sperduti villaggi del Medio Oriente per raggiungere poi l’Italia, incontrando sempre uomini non troppo diversi da loro: tutti alla ricerca di qualcosa. Ràmio affronta la sua surreale avventura con gli occhi e la mente di un uomo buono e puro, che si dimostra capace di dare significato e valore alle persone e agli eventi secondo ciò che ha letto e visto nei suoi libri. Anche quando viene creduto un demente e un pazzo, tanto da venir ricoverato in manicomio, manterrà saggiamente il segreto della sua identità e origine. Solo di fronte a Rita, ritrovata a Venezia e prossima al matrimonio, sfiderà il mondo per spiegarle l’esistenza di una realtà parallela.