Matilde Canal nasce nel 1899 al Lido di Venezia, in una casa di pescatori affacciata sul mare; rimasta orfana, inizia a peregrinare sino a quando trova rifugio nel Borgo delle case spezzate di Misincinis, in Carnia. Nel giorno del trentunesimo compleanno, la sua vita subisce una svolta singolare e improvvisa. Dopo aver mangiato una zuppa di rape selvatiche, i suoi pensieri, la sua vista e il suo corpo non sono più gli stessi: da quel momento è in grado di vedere e di parlare con Gurù, un folletto. La strana creatura le impone un nuovo nome, Flo, e le consegnerà un flauto traverso. Dovrà imparare a suonarlo, perché questo consentirà al popolo dei folletti di mostrarsi a lei. La magia che l’ha avvinta le impedisce di invecchiare, ma non di essere bersaglio delle cattive intenzioni della gente. Viene ricoverata nel manicomio di Udine, sino al 1979. Uscita ritorna a casa, portando con sé solamente il flauto e il suo diario. Nel borgo, oramai abbandonato, trova ad attenderla Gurù e una nuova vita. Superato il dolore provato in manicomio, Flo dei folletti ha davanti a sé quaranta giorni per imparare a cucinare confetture di frutta e di verdura. Quindi, alla guida di una vecchia Fiat Topolino, si sposterà attraverso tutto il Friuli Venezia Giulia per visitare e guarire i folletti, quelli ammalatisi e in pericolo di vita a causa degli uomini. Inizia così per Flo un lungo viaggio nel mondo intimo dei folletti e nella Fiaba, dove il dolore, il pericolo della morte e le paure hanno la stessa dignità della gioia, della vita e del coraggio.
Il libro è il primo di una trilogia: seguiranno Il prigioniero delle fate e La rivolta degli alberi.